Furioso

Non sono abbastanza furioso.
E poiché né bile né fiele trapelerebbero
dalle mie non prosaiche parole
neppure qualche spigolo acuminato d’anima
l’assenza d’una qualche parolaccia
confezionata come apostrofo violaceo,
né sospetto circo multi mediatico e ipercolorito
non abbastanza trash, né underground
che la poesia oggi deve far male
ferire, graffiare, infierire
con qualche eccesso per sembrare vera
che non c’è abbastanza violenza lì fuori:
oltre la porta, oltre schermi della tv
oltre la rete così implicitamente virtuale
oltre le stupore del vicino di casa
che si fotte un quadro di legno
un quadro da quattro soldi
e lei.
Lei che si rifà viva
dopo 365 secoli di silenzio
dopo 31536000 secondi

secondi a nessuno
neppure al vuoto siderale
che forse è questa poesia
l’accavallarsi di voci sulle canzoni
e delle canzoni sui baci
baci abbarbicati ad un albero di plastica.