Immaginarti giovane e sportivo
vederti diciottenne irruente
con negli occhi la vita, poi,
vederti innamorato
inseguendo il folle sogno,
delle giovani vite; l’eterea felicità
sogno di tutti, che si nega ai più,
e rimane nascosta ma, che ognuno insegue,
ognuno anela, ognuno uccide
con i suoi passi falsi, le fragilità,
le proprie limitazioni, siamo cosi imperfetti,
appena abbozzati schizzi d’un pittore folle,
immaginifico e disperato, che la sua trama
non coincide mai con le sue emozioni,
siamo gocce sperdute nell’universo,
che cercano, invano, l’oceano madre
che tremano fragili, foglie di un albero
bruciato.
Madre
Madre, ora sei sola,
ma sei come una roccia,
nel tuo sguardo deciso
e dal dolore segnato,
vedo il vuoto nel tuo cuore,
ancora in cerca del suo viso
ormai perduto, e del suo amore.
Madre, ora sei sola,
su di te il peso del quotidiano,
sul grigio del cielo, il vuoto è ora:
nell’assenza della sua voce;
nell’assenza del suo odore;
nell’assenza di un compagno
di una vita, lungo lo stivale.
Sino alla terra svenduta e perduta
nelle rive mediterranee e del Varo,
nel cimitero dell’est, dorme la sua spoglia,
partita dalla Tunisia, alle soglie del deserto
riposa sul colle verde, fronte al mare aperto.
Dormo accanto a te, la notte e ti proteggo e caccio
le ombre chiaro-scure, d’una vita al suo braccio.