Come un uccello senza piume remiganti
come un vento senza respiro e senza fiato
un fantino su un cavallo senza zoccoli e senza sella
un sole senza fuoco, un ghiacciaio come un rogo
frustrazione di un mondo che gira attorno a te
ma non ti osserva, come trasparente sulla spalla
tatuata, incomprensibile ai più, una stella.
Gli sguardi degli altri su di te son distanti
le loro voci s’accavallano a musiche lontane.
Sibilla sottovoce bisbiglia una nenia, quand’eri
piccino la cantava tua balia che di magico
non aveva nulla, se non il seno che pareva
immenso, ai tuoi occhi golosi e stupefatti
agitavi le piccole mani come segnale di gioia.
Hai il corpo segnato da ferite profonde ed hai
lasciato che ti solchino l’animo, i tuoi passi incerti
come le tue parole e le tue oscillanti riflessioni,
come boe nella tempesta, ma tu cerchi un faro
che dia la rotta, un vento quieto e placido per
raggiunger alla meta, il porto sperduto;
un attracco sicuro.
voci e volti lontani nel tempo che si intrecciano al presente, hanno una grande intensità questi versi, molto belli
Molto profonda: una serie di immagini belle e malinconiche
Ti ringrazio Luisa. Queste sono le poesie scritte dopo la mia emorragia cerebrale…