M’immergerò in un mare d’emozioni
tra onde di perifrasi di sinonimi
flussi di sentimenti fragili come cristalli
dove i pesci son parole, espressioni di gioia
o di dolore, frasi d’amore o di stupore
ove il mondo è meraviglia, nuvola di zucchero
e di vaniglia, dove splende la mia sensibilità
dove sfavilla la mia fragilità,
che di salute son cagionevole, ma la mia forza
è nella poesia, mia compagna e amica
mio riferimento costante, mio solido picchetto
che mi sorregge sulla parete impervia della vita,
sulla quale m’innalzo con i miei versi,
punti di riferimento nelle costellazioni dei cuori
di chi come me soffre i patimenti
di un corpo fragile che t’inganna, ti conduce
sui binari della sofferenza, in stanze disadorne
d’ospedali dove la noia fa da padrona
e le notti ed i giorni, si susseguono uguali
i minuti sono ore, e le ore sono anni,
dove scorre la tua vita appesa ad un filo
filo di seta fragile e sottile, filo di speranza
di volerne uscirne vivo.
Ho il fuoco sacro della poesia…
E’ vero, Emilio, condivido: hai il fuoco sacro della poesia e componi versi molto vivi. Perchè non mi fai avere una tua poesia (possibilmente inedita – la prossima) da pubblicare nella rubrica UNA POESIAPER LA SERA.
Puoi mandarla direttamente dal blog http://www.circolo16.com oppure alla mia mail natale@kessel.it con una breve nota biografica. Ci conto. Un abbraccio
i tormenti sia fisici che dell’animo sono la fucina della riflessione e della poesia che diventa compagna fidata e quasi sacra, come ben dici in questi versi notevoli.