Giorni a grappoli

Giorni a grappoli
la vita é vino
senza acini
di rabbia

e lascia porte spalancate
e letti sfatti dalla fatica
dal dolore di un’assenza

assenzio in calici di marmo
marmo bianco scolpito nelle vene
il sangue tenacemente langue
tra braccia ed arti in disarmo.

Spicchi di notte
la vita é sale
senza mare
né sabbia

e chiude angoli di luce
lenzuola nel buio accartocciate
su sé stesse su di noi
sulle nostre onde

e noi siamo acqua
bicchiere e labbra
e nulla ci distingue
ci separa da noi

dall’illusione di noi
dalle nostre labbra
d’acqua e di cristallo

immagine d’argilla
nello specchio
acino di sale

lingua di fuoco
sulla pelle
che geme ferita.

Scritta il 17/11/2003

Goccia

C’è un frammento di freddo che spolvera il mare di maggio

un piccolo pensiero

grande quanto la musica inconsolata

che suona nel meriggio senza sole.

Ed io navigo tra lamiere di stelle

tra code di alberi infuocati

tra la mia

la tua scia

nel dolore infinito di non averti

nel sogno pallido che svanisce..

E?

E Mariella?
Mariella è andata via
tra l’acqua e candele profumate
con gli occhi e l’anima in conflitto
che una sciarpa non ne copre i vuoti ma scalda

 

E Lucia?
Lucia è andata via
negli angoli acuminati d’uno specchio
il riflesso di qualcun altro
che dal buio t’aspetti una luce anche azzurra e fioca

 

E Caterina?
Caterina è andata via
tra le pieghe sottili d’un sorriso
regalato ad un altro
che spendi vita in desolata e grigia periferia

 

E Marina
dove va Marina?
nel folle percorso a cercar se stessa
il suo viso gli occhi non sono mai gli stessi
che cuore e tempo sono medesimo e dannato ritmo.

p.s.: scritta il 23 novembre 2003

Vocali (a parlare di noi)

A rincorrerci è stato un attimo

Che l’attimo ci ha preso per i fianchi e ci ha stretto

Costretti a restare

E ignari del mondo

Abbiamo accolto l’ascolto che  sfiorava l’anima

E soffuso inneggiare di pensieri ribelli

Ha scacciato il notturno dai volti

I nostri occhi hanno raccolto grano dai respiri

E le speranze hanno intessuto reti di sospiri

Che respirarci è stato sgranare rosari di desideri

Per dipingerci calore sulla pelle

Oh se potessi

Userei come pennello il mio corpo!

p.s.: scritta in data 8 ottobre 2003

Spine

Spine lanciate come orde
acuto il dolore
incessante morde,
il pensiero s’aggroviglia
intorno ad un concetto gira,
nel  gesto semplice
martellante s’impiglia.

Il  tuo sorriso, la tua ironia
scaccia ogni turbamento,
vorrei  distrarre, ingannare
ciò che non s’inganna.

Le sinapsi son quelle che sono
il sentiero è unico e stretto,
esser più scaltro di chi ti domina,
ingannare l’inganno
scalfire la sua eterea corazza
in un momento con la sua forza
sgomina.